Armocromia nerd - L'Inverno Profondo e la movida dei vampiri

Nella puntata precedente, abbiamo visto come la tavolozza invernale sia contraddistinta da colori netti e dalla presenza del nero. Se le tavolozze autunnali hanno le sfumature calde e terrose del legno e delle foglie morte (puoi vederlo nelle variazioni dell'Autunno: Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo), quelle invernali evocano il freddo e le lunghe notti tipiche del periodo. Abbiamo visto come l'Inverno Profondo Soft rappresenti cromaticamente l'inizio di questa stagione, con ancora uno strascico della morbidezza autunnale; oggi invece ci caliamo idealmente nelle tenebre dell'Inverno Profondo.
Senza esagerare, eppure il concetto di tenebre si sposa bene con questa tavolozza, che in inglese è definita Shaded Winter, Dark Winter e più spesso Deep Winter. Shaded , ovvero "ombreggiata", perché nel sistema 4x4 questa è la variante dell'inverno scurita e resa ancora più incisiva da un tocco di nero. L'Inverno Profondo, o "IP", risente ancora dell'influenza dell'Autunno (Profondo anche lui) e infatti la sua tavolozza è fredda ma non glaciale. Si distingue soprattutto per le tonalità drammatiche e i chiaroscuri accentuati. Un tipico accostamento che dona a questo cromotipo è il trio alchemico nero, bianco e rosso.

Anche gli altri colori di questa variante sono piuttosto decisi: viola intenso, blu notte, verde pino e, presenti anche nel confinante Autunno Profondo, blu petrolio, vinaccia, bordeaux e mogano.
Come facilmente intuibile, quindi, l'IP ha una temperatura neutro-fredda, il suo tratto dominante è la profondità, cioè la scurezza, e ha alti gradi sia di contrasto, sia di croma. Significa quindi che i visi delle persone che si armonizzano con questa tavolozza vengono sottolineati da accostamenti decisi, quasi grafici (come il nero-bianco-rosso di cui sopra), e da colori per nulla timidi ma, anzi, netti e gotici.
Dracula di Bram Stoker, di Francis Ford Coppola

A proposito di gotico: il nero dell'oscurità, il bianco della luna e del pallore, il rosso del sangue... è stato naturale associare questa tavolozza alla stirpe dei vampiri. Qui, più che un immaginario fantastico, si apre un mondo intero, che attraversa "gli oceani del tempo", per dirla come il Dracula di Coppola. Si va dal folklore slavo alle più recenti serie tv e giochi di ruolo, passando per la letteratura e il cinema. Non basterebbero diverse tesi di laurea per trattare il tema in modo approfondito quindi, per forza di cose, questo post citerà solo poche opere.

Lord Ruthven, Carmilla e Dracula, per nominare i più famosi, nel corso dell'Ottocento hanno fatto da modelli per i vampiri successivi. E i modelli, è naturale, possono essere replicati, arricchiti, interpretati o stravolti. In questo è stata fondamentale la scrittura non solo romanzesca ma anche cinematografica e televisiva. La figura del vampiro è sul grande schermo fin dagli albori; dell'epoca del muto, basta citare  il termine vamp, la donna fatale, mangiatrice di uomini (in senso figurato, certo, ma... chi può giurarci?) e il celebre Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau.
Intervista col vampiro, di Neil Jordan

Tra gli anni '30 e '50, i Dracula più celebri hanno i volti di Bela Lugosi e di Christopher Lee, che diverranno a loro volta i modelli estetici del conte succhiasangue. Ancora oggi, l'emoji del vampiro ha i loro stessi capelli impomatati, la camicia bianca e il mantello nero dalla fodera rossa (di nuovo il trio nero-bianco-rosso); la maschera del Dracula hollywoodiano. E poi, che succede? Andando avanti nel tempo, la carica seduttiva del vampiro diventa più sfacciata e sensuale, la sua bellezza ultraterrena e decadente. Basta con lo stile anni '30, meglio i velluti e i damaschi dei secoli passati; creature dannate, sì, ma con stile.

Soprattutto, iniziano a essere presi in considerazione i sentimenti dei vampiri, che diventano così figure molto sfaccettate. A questa nuova visione ha contribuito certamente Anne Rice, con le sue Cronache dei vampiri. E il cinema ha sposato sua visione sia, com'è ovvio, nell'adattamento del suo Intervista col vampiro, sia in opere che non sono tratte dai suoi libri. Un esempio è Dracula di Bram Stoker, nel quale Coppola ha portato sullo schermo l'omonimo romanzo vittoriano con grande fedeltà, a eccezione di un aspetto fondamentale: il vero Dracula di Bram Stoker non ama, né ha mai amato. È un essere demoniaco e basta, e gli altri personaggi - compresa Mina - nei suoi confronti provano solo paura e desiderio di liberare il mondo dalla sua presenza. I tempi e i gusti cambiano!
What We Do in the Shadows, di Jemaine Clement e Taika Waititi

Ci sarebbero tantissime opere da citare; in questo spazio ristretto, mi limito a consigliarti il film e la serie What We Do in the Shadows, di Jemaine Clement e Taika Waititi. Il film ha il titolo italiano di Vita da vampiro ed è ambientato a Wellington, in Nuova Zelanda; la serie invece si svolge a Staten Island, New York. I protagonisti rispettano solo in apparenza i cliché a cui siamo ormai abituati, peccato che siano del tutto inadeguati, non solo alla vita moderna, ma persino a quella da vampiri. È una parodia affettuosa ed esilarante dell'immaginario gotico, utile magari per riprendersi dall'angoscia di letture e visioni più aderenti al tema.

La nostra passeggiata notturna in compagnia dei figli della notte deve concludersi, ma ci sarebbe così tanto da dire che t'invito a farlo nei commenti. Quali sono le tue opere preferite, a tema vampiri? Subisci il fascino dei succhiasangue, o preferisci schierarti con i cacciatori di vampiri? O magari con i licantropi? Fammi sapere, sono curiosa! Ti lascio con una frase dal libro Dracula (un vero capolavoro, al di là del genere):

"Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti,
quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino."
Victoria Francés

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