La stagione del silenzio


Da tre mesi esatti, una stagione intera, il blog tace e anch'io. Non letteralmente, creativamente.
La carenza d'ispirazione che montava da un paio d'anni si è tradotta in un blocco creativo, che mi ha spiazzata e preoccupata non poco e che ho affrontato come se fosse un enorme brufolo: lo schiaccio o lascio che faccia il suo corso? Prima o poi passerà... ma se non passa? Resterò con quest'escrescenza dolorante in mezzo alla faccia? Ovviamente c'è di peggio nella vita, ma...

Naturalmente aveva ragione chi diceva d'avere pazienza, è una fase, certo che passa. Hai bisogno di riposarti, hai bisogno di rigenerarti, hai bisogno di ricaricarti, hai bisogno di annoiarti. Ho provato a fare tutto ciò e anche il contrario, intestardendomi a voler scrivere e fissando per ore schermo e tastiera, con l'unico risultato di dover mettere una dose generosa di collirio. Durante la stagione più abbagliante dell'anno, mi sono spenta, e risalgo la china in autunno. Sapevo di detestare l'estate, ma ora inizio anche a sospettare d'essere un fungo.

Ora, non so se in questi tre mesi timorosi sono riuscita effettivamente a riposarmi e rigenerarmi (annoiarmi no, c'è sempre troppo da fare), non so se ho superato lo fase più dura del cambio di stagione o del cambio di luna, vai a sapere... Fatto sta, qualcuno ora legge queste parole.

E, soprattutto, ha finalmente visto la luce la prima tavola dedicata a una fiaba mitologica scritta da Rosanna. Protagoniste le Moire, dee del Destino, quand'erano giovani e ribelli. Eccole qui, appena nate dal manto della Notte.


A rileggerci, magari prima di tre mesi.

3 commenti:

  1. Io ormai con il blogghe sono ferma da eoni, ma non dispero di ricominciare. In the frattemp, le tue elucubrazioni sull'essere un fungo o meno sono deliziose.
    Continua così, ragazza!

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    1. Grazie, Morrigan!
      Allora attendo di leggere anche tuoi aggiornamenti... fungosi o meno. :)

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