Northanger Comics, ep. 2

Northanger Abbey, 2007

Nella puntata precedente, l'introduzione alla mia tesi si interrompeva con la domanda su cosa possano trovare i lettori moderni nei romanzi di Jane Austen. Continua qui, con un'ipotesi di risposta.

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Forse tra quelle pagine si trova il fascino di un tempo passato, di usanze pittoresche e – a volte fortunatamente – perdute, oltre a delle grandi storie d’amore. Tuttavia, questo non distinguerebbe Jane Austen da una qualsiasi altra autrice sette-ottocentesca. Ciò che colpisce, rispetto ai romanzi dell’epoca, è l’ironia, con tocchi di divertito cinismo, e il realismo con cui la Austen ha tratteggiato i suoi personaggi. Che non sono semplicemente “l’eroina”, “il principe azzurro” e “il rivale”, ma rispecchiano personalità complesse e concrete che chiunque, leggendo, può riconoscere come verosimili.

Chi non ha mai incontrato una ragazza impulsiva come Marianne Dashwood, un’adolescente con troppa fantasia come Catherine Morland o una donna che si nega aspettative come Anne Elliot? Per non parlare dei personaggi di contorno, più stilizzati e forse più immediatamente riconducibili alla nostra esperienza quotidiana: gli ipocondriaci Mr. Woodhouse e Mary Elliot, le affascinanti bugiarde Isabella Thorpe e Mary Crawford, le buone ma sciocche Mrs Allen e Mrs Palmer, e così via, in una girandola di umanità spesso esilarante.

Ragione e Sentimento, 1996

Paradossalmente, sono i protagonisti maschili a essere un po’ idealizzati: basta chiedere a qualsiasi Janeite, e dirà che di uomini al tempo stesso affascinanti, sensibili, premurosi, intraprendenti e - come la Austen avrebbe sottolineato - anche molto ricchi, del tipo di Mr. Darcy, del colonnello Brandon o di Mr. Knightley, non ne ha mai incontrati. Viene da chiedersi se Jane Austen stessa ne avesse conosciuto qualcuno, o se la sua fantasia non li avesse partoriti proprio per supplire all’eterna mancanza del partner perfetto.

Emma, 2009

Non si può motivare con certezza il motivo del continuo successo di quest’autrice; ogni lettore ha la propria risposta. Nel caso di chi scrive, c’è il piacere di una lettura brillante, in bilico tra romanticismo e spietatezza, con un comprensivo buon senso a tenere uniti i due estremi.

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Ragione e Sentimento, 1996

4 commenti:

  1. Molto bella l'immagine della lettura in bilico tra romanticismo e spietatezza! :D

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    1. Grazie!
      A volte, leggendo i romanzi della Austen, ho avuto l'impressione che dopo un momento particolarmente toccante o poetico, seguisse non a caso una staffilata cinica o comica.
      Come quelle persone che si imbarazzano del proprio lato romantico e la buttano a ridere. :)

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  2. Che volesse educare gli uomini attraverso modelli tanto alti? Spesso all'uomo perfetto (Darcy o il padre di Elizabeth in OeP) si contrappongono figure inette o imbarazzanti (il parroco in Orgoglio e Pregiudizio), facilmente manipolabili (dalle mogli per esempio, mi viene in mente Ragione e Sentimento). Un uomo leggendo J. Austen si può confrontare con queste figure, può sentirsi stimolato a rifuggire certe categorie, la Austen è molto brava a fare apparire miseri i personaggi che vuole denigrare (penso in OeP la ''contessina bruttina col calessino'' e mi viene ancora da ridere). Mi viene da pensare che forse volesse dare una speranza alle donne, gettare le basi per un modello d'uomo capace di provare simpatia vera (ed empatia) per la donna, mostrare la bellezza e l'appagamento derivato da un confronto tra due persone che possono essere, volendo, molto vicine nella stima e nell'affetto. Concetto rivoluzionario per l'epoca.

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    1. Molto interessante l'ipotesi di voler educare il pubblico maschile. Grazie mille della tua riflessione! :)

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