Inghilterra, ep. 7 - Andata e ritorno

Great Hall, giardino della regina Eleanor

Ovvero: come raccontare dieci giorni di viaggio in sette mesi. Niente fretta.

Winchester
L'ultima tappa, quella delle piacevoli sorprese.
Includiamo Winchester nell'itinerario solo perché «ci è di strada per l'aeroporto e, già che ci siamo, andiamo a vedere la Tavola Rotonda». Invece, questa città medievale ci dà una bella lezione, piacendoci moltissimo.
Appena parcheggiati dietro l'angolo del nostro alloggio, ci accorgiamo di essere davanti all'ultima dimora di Jane Austen. Qui la scrittrice, ormai gravissima, fu portata invano da Chawton per poter essere assistita più da vicino dai medici. Oggi è una casa privata; dietro le tende, tirate contro l'indiscrezione delle macchine fotografiche, qualcuno si esercita al piano. Come faceva la Austen ogni mattina.

Libri: habitat naturale di Lorenzo

I dintorni dell'enorme cattedrale sono una successione di scorci, archi gotici e portici che ospitano vetrine di piccoli negozi, tra i quali gli immancabili charity shop. Quando scorgiamo una svendita di libri usati, Lorenzo non resiste al richiamo della carta ma, per fortuna dei nostri bagagli, a quello dell'acquisto sì.
Un'atmosfera piena di verde e di silenzio avvolge un gruppo di case antiche. Con un po' d'invidia, guardiamo dei ragazzi entrare e uscire con le buste della spesa da quelle dimore, un tempo riservate al clero e ora abitate da gente comune.

Great Hall, la Tavola Rotonda

Lontano dalla cattedrale, le vie del centro di Winchester fanno proprio domenica: sole, festoni, famiglie a passeggio, musicisti di strada. Andiamo di buon passo verso la Great Hall, ciò che resta del castello di Guglielmo il Conquistatore, dov'è affissa l'enorme Tavola Rotonda. Dovrebbe essere quella di Artù e dei suoi cavalieri, ma le pitture che la decorano sono dell'epoca di Enrico VIII. E, quando si dice il caso, il Re Artù ritratto al centro assomiglia parecchio al monarca marito seriale.

Great Hall, esterno

Dopo Shakespeare e Tolkien, anche la Austen merita il suo momento funebre. Nella grande cattedrale sono la sua lapide, una piccola mostra permanente, una targa commemorativa e una vetrata con santi associati all'arte, in particolare alla scrittura. E di nuovo penso a sua sorella Cassandra, che in una lettera alla nipote racconta del funerale e del fatto che a Jane quella cattedrale piaceva tanto...


Le pareti del vecchio pub che ci ospita sono coperte da una quantità impressionante di oggetti: collezioni di boccali, pipe, bastoni da passeggio e soprattutto cimeli legati a Winston Churchill. Vado in sollucchero per i piatti decorati a fiori e le tavolette di ardesia usate come vassoi.

Dopo l'atmosfera festosa del campus di Loughborough, la bellezza poetica di Stratford-on-Avon e quella maestosa di Oxford, l'eleganza di Bath, la solennità di Salisbury e Stonehenge, Winchester conclude degnamente il nostro viaggio in Inghilterra.

Meravigliose cose inglesi:
- le case
- la gentilezza diffusa
- i giardini
- pie, pastry e torte, veri killer epatici, ma di qualcosa si deve pur morire.

Maledette cose inglesi:
- il clima
- le monete. Quelle grandi valgono poco, quelle piccole valgono molto, ma anche no...
- i rubinetti separati per l'acqua rovente o ghiacciata. Orsù, amici albionici, la civiltà è progredita anche nel miscelatore.

Carichi di immagini e ricordi, coccolati dalla sorridente efficienza britannica, rientrare all'aereoporto di Fiumicino è come sempre un trauma, tra gente vestita meglio, forse, ma più vistosa, rumorosa e incarognita. No, non sto qui a fare stupide gare tra chi è meglio e chi è peggio. E poi a me piace la mia città. È solo che questo viaggio lo immaginavamo interessante, invece ci ha avvolto a sorpresa in un sereno benessere.

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